Suicidio Cacciola, pena ridotta in appello per padre e fratello

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La Corte di Assise d’Appello di Reggio Calabria ha ridotto le pene comminate dal Tribunale di Palmi, nel luglio del 2013,  a Michele e Giuseppe Cacciola, padre e fratello di Maria Concetta, morta suicida ingerendo acido nell’agosto del 2011.  I giudici di secondo grado hanno condannato, per il reato di maltrattamenti in famiglia,  Michele Cacciola a 4 anni e sei mesi (sei anni in primo grado) e Giuseppe Cacciola (5 anni e quattro mesi), confermata invece la condanna a due anni per la madre, Anna Rosalba Lazzaro. La Procura aveva invece chiesto un aumento di pena di due anni per la madre, condannata in primo grado dal Tribunale di Palmi a due anni di reclusione, mentre per il padre ed il fratello, la conferma delle pene del giudizio di primo grado. I legali dei due hanno altresì presentato istanza di scarcerazione, richiesta rigettata dalla Corte d’Appello, in quanto si è in presenza ancora di esigenze cautelari tali da giustificare la carcerazione preventiva.

Sul caso è però in corso un ulteriore indagine da parte della Dda reggina, dopo la trasmissione degli atti da parte della Corte d’Assise di Palmi presieduta dalla dott.ssa Silvia Capone, al fine di valutare un eventuale incriminazione per il reato di omicidio volontario.

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