Fino ad oggi, il 2021 ci consegna, purtroppo, l’ennesima triste e tragico bollettino sulla Statale 106 “Jonica” in Calabria: 20 vittime. Anna Maria Concetta Cutuli di 64 anni, Kawsu Ceesay di 26 anni, Maria Mammone di 87 anni, Valentino Po’ di 80 anni, Altea Morelli di 17 anni, Raffale Misuraca di 19 anni, Vittorio Paone di 28 anni, Domenico Malacrinò di 55 anni, Ferdinando Marzano di 87 anni, Akrem Ajarì di 18 anni, Eleonora Recchia di 21 anni, Michela Praino di 20 anni, Francesco Cannistrà di 31 anni, Silvestro Romeo di 52 anni e la moglie Giusy Bruzzese di 45 anni, Antonio Costantino di 48 anni e Massimiliano Ceccarelli di 47, Alfredo Fregomeli di 46 anni, Cesarina Antonia Muto di 58 anni e Manuel Laganà di 22 anni.
Queste 20 vittime non sono solo numeri e non serve ricordarli solo per le statistiche.
Sono persone che avevano delle storie, dei sogni e, quindi, delle potenzialità che intendevano concretizzare e, infine, dei legami recisi con altre persone che oggi restano e soffrono per la loro scomparsa. Come possiamo dimenticare il dolore di Rosanna la mamma di Altea Morelli e di Daria la mamma di Raffale Misuraca? Come possiamo dimenticare il dolore di Pierluigi, il fratello di Vittorio Paone? Come possiamo rimanere insensibili di fronte ai piccoli bambini di Eleonora Recchia che saranno costretti a vivere senza la mamma? Cosa dire di Francesco, 11 anni, che lo scorso 29 agosto ha perso il papà Silvestro Romeo e la mamma Giusy Bruzzese? Come possiamo dimenticare il dolore di Francesco e di Rossella, che oggi avrebbero dovuto festeggiare la laurea del 22enne Manuel Laganà?
A tutte queste storie dobbiamo unire quelle delle 87 persone che sulla Statale 106 hanno perso la vita negli ultimi 5 anni. E poi quelle di tutte le migliaia di persone che hanno lasciato la vita sulla Statale 106 “Jonica” in Calabria prima di loro…
Inoltre, ci sono anche i feriti: di quelli non parla mai nessuno. Pensate, dal 1996 fino ad oggi, sono oltre 25.000 e, di questi, moltissimi hanno riportato danni fisici permanenti mentre molti altri i danni li conservano nella loro mente.
Dietro questi numeri ci sono delle persone: con le loro famiglie, le loro storie, i loro sentimenti, i loro sogni svaniti per sempre ma c’è anche una occasione persa per tutti noi. Perché nessuno di noi può immaginare cosa, ognuna di queste persone, avrebbe potuto dare alla nostra società e, quindi, cosa avrebbe potuto fare di buono per l’interesse generale.
Questi numeri, queste persone, queste possibilità mancate, dovrebbero farci riflettere tutti.
Io, per stimolare tutti ad una riflessione, ho 5 domande.
Quante vittime abbiamo avuto negli ultimi 5 anni sui 3.500 metri di ponte sullo stretto? Grazie al Ponte sullo stretto di Messina quante vite abbiamo risparmiato? E quanti soldi abbiamo speso per realizzare questo ponte? Quante volte noi di Reggio Calabria l’abbiamo percorso pagando il pedaggio per andare al mare in Sicilia evitando le lunghissime code estive sulla jonica per fare un bagno nell’area grecanica…? Con quello che abbiamo spero per realizzare questi 3.500 metri di ponte quanti chilometri di Statale 106 avremmo potuto ammodernare?
Sia chiaro: io non sono contrario alla realizzazione del ponte sullo stretto di Messina. Però non creso sia necessario un luminare per comprendere le ragioni per le quali è prioritario l’ammodernamento a quattro corsie con spartitraffico centrale su un tracciato ex novo della Statale 106 tra Reggio Calabria e Sibari piuttosto che il ponte sullo stretto di Messina…
Ecco perché non smetterò mai di insistere e di scrivere che prima bisogna pensare alle infrastrutture che possono salvare vite umane e poi dopo, solo dopo, a quelle che possono generare benessere economico e turismo (ammesso che i 3.500 metri di ponte sullo stretto riescano a raggiungere questo obiettivo…).
Voglio augurarmi che questa mia riflessione possa far riflettere tutta la comunità calabrese, i parlamentari eletti a Roma ed i loro segretari di partito. Perché continuare a non capire un fatto ovvio quanto importante può metterci tutti in una condizione molto difficile: quella di essere moralmente responsabili delle vittime future, che purtroppo ci saranno sulla Statale 106 e che, a leggere i numeri, rischiano di essere anche di aumentare di anno in anno.
E basta con questa storia che la colpa è di chi guida sulla Statale 106 “Jonica” in Calabria! Perché questa è una infrastruttura inadatta a gestire gli attuali volumi di traffico, presenta centinaia di accessi fuori norma e non autorizzati, ha una manutenzione ordinaria e straordinaria mediocre e poi ha tanti, troppi altri raginiche la rendono di fatto una trappola perfetta…
Ingegnere Fabio Pugliese