Da qualche giorno sul web, è esplosa la polemica riguardante Teresa Merante, cantante folk calabrese finita al centro dell’attenzione e delle critiche per i testi delle sue canzoni.
La Merante, originaria di Simeri Crichi, è stata aspramente attaccata per le parole delle sue canzoni, testi in cui si inneggia alla latitanza, in cui si narrano le gesta di carcerati e si fa riferimento al “Capo dei Capi”.
La stessa cantante però non ci sta e risponde attraverso un video sulla sua pagina Facebook, un video in cui legge un comunicato che spiegherebbe la sua posizione, difendendosi dalle accuse da chi l’ha etichettata come la cantante della mafia.
“Non accetto assolutamente di essere etichettata come la cantante della malavita in Calabria, canto in dialetto calabrese sin da piccola, e le mie interpretazioni in musica sono state canzoni d’amore, d’aggregazione, d’allegria, sulle bellezze della Calabria e anche sul canto di malavita, che fa parte della tradizioni musicale popolare Calabrese sin dagli anni 70. Per questa tematica, esistono sulla rete centinaia di brani, interpretati da numerosi artisti, che già dagli anni 70 incidevano su musicassetta questo tipo di canzoni. Nello specifico, il brano “Bon Capodannu” credevo potesse significare un augurio universale da inviare a tutti e, in particolar modo ai calabresi, purtroppo lontani dai loro affetti. Come le persone emigrate in Australia, e Canada, le persone ammalate e, anche i carcerati, soltanto che per i giornalisti e per la stampa l’attenzione si è soffermata solo sui carcerati, mentre il resto del brano è passato in secondo piano- spiega la Merante su Facebook, invitando le persone ad ascoltare il brano in questione nella sua totalità. La Merante continua il video parlando anche di un altro brano per cui è stata duramente criticata, “U latitanti” che come la stessa cantante riferisce “rientra nel genere di canto di malavita”, un brano tratto dalla storia del latitante e la fasi del suo arresto, quindi “Non scritta da me” precisa.
“Non è assolutamente una sorta di incitamento al crimine- afferma, aggiungendo anche una precisazione sul brano “Il capo dei capi”.
“L’ho scritto io, mi sono basata guardando la fiction televisiva, guardando una fiction, io non conoscevo Totó Rina, ne voglio incitare la mafia o il crimine, o tutto quello che è stato detto. La canzone è stata scritta da me, dopo aver visto una semplice fiction, un film”.
Questa spiegazione però non ha convinto gli utenti che hanno risposto:
“Il Capo dei capi definirla una semplice fiction..mi sembra un insulto…il contenuto e la storia parlano chiaro!”
– e poi ancora: “Egregia signora, è inutile che lei si rifaccia ai canti di malavita che vanno contestualizzati nella loro epoca di diffusione e che, comunque, in alcuni casi trattavano seri problemi sulle condizioni carcerarie che non possono essere equiparati ai canti di apologia mafiosa che fa lei. È vero, questo canto esiste da tempo, ma ne è responsabile chi lo veicola. I canti di malavita appartengono alla tradizione di quasi tutte le regioni italiane, non dica baggianate, né si nasconda dietro la sensibilità per il problema serio delle condizioni carcerarie. Lei si rifugia dietro la mancanza di una legislazione seria che preveda la responsabilità personale per i contenuti immessi in rete.
Altro che canti di malavita, ci bastava la grandezza e l’intelligenza di Gabriella Ferri per i canti di malavita, lei fa altro, lei fa apologia.”, commenta un lettore.
C’è però anche chi difende la cantante invitandola a continuare e a fregarsene dei giudizi della gente.
La Merante è stata criticata anche da un famoso gruppo salentino i Sud sound system, i quali sostengono che la cantante abbia usato la musica di una famosa canzone popolare salentina.
“«Abbiamo appreso con dolore e rammarico che esiste un brano intitolato ‘U latitanti’ di Teresa Merante che inneggia ai latitanti di mafia e che questo brano usa la melodia de “Lu rusciu de lu mare” una tra le più belle canzoni che la cultura salentina abbia espresso, ormai famosa in tutto il mondo e che in molti riteniamo essere l’inno del Salento. Noi Sud Sound System – scrive la band – con questo comunicato esprimiamo la nostra rabbia contro chi ha usato in modo indegno e incivile una delle melodie a cui siamo legati! (…) Riteniamo che utilizzare un brano del genere per esaltare figure abbiette come quelle dei mafiosi sia uno sfregio per la nostra cultura e per chi ha dato la vita per difendere i valori della giustizia e della libertà. Anche se “Lu rusciu de lu mare”è una canzone popolare i cui diritti d’autore sono di pubblico dominio e pertanto utilizzabile da tutti – proseguono – rinnoviamo il nostro sdegno nell’averlo abusato per appoggiare la mafia, un’organizzazione che da 160 anni opera per distruggere la nostra terra mostrandola al mondo come teatro di crimini efferati e prostrandola all’arretratezza e alla corruzione. Il sacrificio di chi è morto per difendere la nostra terra non merita un insulto così miserabile». Il gruppo chiude il lungo post con un appello ai salentini, perché «si uniscano al nostro sdegno contro questo brano che infanga la nostra cultura».