Alle prime ore della mattinata odierna, a conclusione di complesse e articolate indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, gli investigatori della locale Squadra Mobile e della Capitaneria di Porto di Reggio Calabria, hanno eseguito 3 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di CHILA’ Francesco, (cl. ‘68), FRANCO Roberto (cl. ’60) e FRANCO Francesco (cl. ’92).
Nel dettaglio il CHILA’ Francesco, colpito dalla misura cautelare degli arresti domiciliari, nell’esercizio delle sue funzioni quale sottufficiale in servizio presso la Capitaneria di Porto-Guardia Costiera di Reggio Calabria, in concorso con FRANCO Roberto, sottoposto alla misura della custodia in carcere e già detenuto presso il carcere di Voghera (PV) in quanto colpito da altra O.C.C.C. lo scorso 15 marzo 2016 per il reato di cui all’art. 416-bis c.p.(Operazione “Sistema Reggio”) e con il figlio FRANCO Francesco, anch’esso colpito dalla misura cautelare degli arresti domiciliari, secondo la ricostruzione degli inquirenti sottraevano, distruggevano o occultavano atti facenti parte del processo verbale di accertamento e contestazione d’infrazione amministrativa, contestato al FRANCO Francesco, il quale nell’occasione (luglio 2014) aveva violato un’ordinanza della Capitaneria in quanto a bordo del suo acquascooter navigava senza il previsto caschetto protettivo nella rada di Scilla (RC).
In data 8.07.2014, nell’ambito dell’attività di intercettazione telefonica eseguita sull’utenza in uso all’indagato FRANCO Roberto e nel corso delle indagini che hanno poi portato all’emissione da parte dell’A.G. di ordinanza di custodia cautelare nel corso dell’operazione denominata “Sistema Reggio” lo scorso 15 marzo 2016, veniva intercettata una conversazione intercorsa tra il FRANCO Roberto ed il figlio Francesco nel corso della quale il citato domandava al figlio “come si chiama quello che ti ha fermato della capitaneria?” ed, avuto il nominativo, tratto dal verbale elevatogli, il figlio domandava se il padre fosse con il Comandante, “ma c’è quello là…il Comandante?”, e ricevuta conferma, “Sì”, aggiungeva “e digli che voglio parlare io però!…domani”, al che il boss rassicurava il figlio, “sì, poi parli tu con lui”, ma prima di congedarlo si udiva in sottofondo il FRANCO ripetere alla persona a lui vicina l’intenzione del figlio, “digli che voglio parlare io con il comandante”, riportandola con tono ironico dal momento che il boss si era già personalmente attivato per il verbale contestato al figlio dai due appartenenti alla locale Capitaneria di Porto.
Per come accertato dagli investigatori, il “Comandante” così definito dal FRANCO nel corso delle sue interlocuzioni, era proprio il maresciallo CHILA’.
In coincidenza con l’esecuzione della misura custodiale emessa nell’ambito dell’operazione “Sistema Reggio” nei confronti, tra gli altri, del FRANCO Roberto, – al fine di chiarire come si fosse concretamente evoluta la vicenda connessa al verbale di infrazione contestato al FRANCO Francesco dalla Capitaneria di Porto di Reggio Calabria, nonchè al “sospetto” interessamento da parte del FRANCO Roberto (su sollecitazione del figlio) dell’amico Mar. CHILA’ Francesco (non a caso pubblico ufficiale in servizio presso il citato ufficio) – la Procura della Repubblica delegava personale di P.G. della Capitaneria di Porto di Reggio Calabria per il compimento di opportune indagini finalizzate a ricostruire la predetta vicenda, consentendo alla stessa struttura di porre in essere tutti gli approfondimenti necessari.
Veniva, quindi, accertato che in data 6.07.2014 (ovvero due giorni prima della suddetta conversazione telefonica) il FRANCO Francesco era stato sanzionato per l’importo di euro 172,00 dalla Capitaneria di Porto di Reggio Calabria per aver navigato in acquascooter senza indossare il prescritto casco protettivo e gli era stato notificato un verbale. Il predetto verbale risultava mai pagato e non in possesso agli atti dell’Ufficio Contenzioso Amministrativo della capitaneria di Porto di Reggio Calabria, circostanza che ha determinato la configurazione del reato di falsità in atto pubblico per soppressione. A termine delle formalità di rito, i soggetti colpiti dai provvedimenti restrittivi sono stati posti a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.