Il particolare servizio di controllo del territorio dei Carabinieri Forestali in provincia di Reggio Calabria mirato alla salvaguardia dei falchi pecchiaioli di passaggio nell’area dello Stretto, continuaa portare notevoli risultati nella lotta al bracconaggio e, più in generale, ai reati contro il patrimonio faunistico protetto.
I militari del Comando Stazione Carabinieri Forestali di Reggio Calabria e personale del Nucleo Operativo Antibracconaggio hanno sorpreso e denunciato tre soggetti del luogo in tre diverse operazioni nell’area calabrese dello Stretto di Messina.
In una prima operazione, i militari operanti accertavano che, in località “Pendola” di Reggio Calabria, tale C.B. deteneva illecitamente in un casolare posto su un terreno agricolo di sua proprietà venticinque esemplari di cardellino, due di verzellino, due di merlo, due di colombaccio ed uno di tordo, tutti uccelli detenuti illegalmente in quanto avifauna protetta e patrimonio indisponibile dello Stato. Inevitabile il suo deferimento in stato di libertà ed il sequestro della fauna illegalmente detenuta.
In una seconda, veniva deferito alla competente Autorità Giudiziaria tale F.S., di anni 36, per detenzione illecita di due grossi esemplari di Corvo Imperiale specie tra l’altro non frequentemente oggetto di fenomeni di bracconaggio e di detenzione illecita, che all’atto dell’accertamento si trovavano rinchiusi in due voliere presenti in un immobile di proprietà sito in località “Serro Valanidi” in agro del comune di Motta San Giovanni. Anche in questo caso, i due corvi venivano sequestrati.
Infine, nelle colline sovrastanti il centro abitato di Campo Calabro, in località “Matiniti Superiore” i militari operanti individuavano un soggetto, tale I.F. di anni 57, intento a scaricare da un furgone di sua proprietà un esemplare di cinghiale (Sus scrofa), ancora vivo seppur in condizioni precarie. Considerato il periodo di chiusura dell’attività venatoria e che la detenzione non autorizzata di specie di fauna selvatica risulta vietata, veniva deciso di effettuare un controllo più accurato che portava ad appurare la probabile cattura dell’animale con gabbie trappola appositamente sistemate dai bracconieri per catturare i cinghiali. Anche il questo caso il detentore dell’animale veniva deferito per violazione delle leggi sulla caccia in base al legge n. 157/1992 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma ed il prelievo venatorio”.
In tutte e tre le operazioni, inoltre, interveniva personale medico del Servizio veterinario dell’ ASP di Reggio Calabria Area A per accertare le reali condizioni di salute degli animali che, dopo gli accertamenti del caso, venivano affidati in custodia al personale del CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici) di Messina, perché fossero prestate le cure del caso e potesse essere valutata la loro futura reimissione in natura.
L’attività di prevenzione e contrasto attuata dai Carabinieri forestali in provincia di Reggio Calabriaè tuttora in corso. I cittadini sono invitati a segnalare eventuali abusi e violazioni delle leggi ambientali e nel settore agroalimentare al numero di pronto intervento 1515.