Le elezioni amministrative del 5 giugno e i successivi ballottaggi di domenica scorsa hanno espresso sul piano nazionale un chiaro verdetto decretando la sconfitta dell’arroganza, della prepotenza, della presunzione e dell’incapacità di Matteo Renzi e del PD.
Il risultato elettorale esprime un chiaro e netto giudizio di condanna nei confronti delle politiche antidemocratiche, antipopolari e antisociali che il governo Renzi ha portato avanti fin dalla sua nascita (dalla legge elettorale autoritaria alla riforma costituzionale antidemocratica, dal Jobs act che cancella l’art. 18 alla riforma della scuola che favorisce le scuole private e consegna un potere assoluto ai presidi, dalla beffa ai pensionati fino allo scandalo dell’acquisto degli F35, dai soldi e favori alle banche, alla finanza e ai petrolieri fino allo scandalo delle trivelle, ecc.).
Ma questo voto ha anche pesanti ricadute locali. In Calabria il grande sconfitto ha il nome di Mario Oliverio, presidente della Regione.
Già un anno fa, di questi tempi, il voto amministrativo aveva segnalato in Calabria un crescente malessere e un diffuso malcontento nei confronti dell’immobilismo e del continuismo dimostrato da Oliverio.
I risultati dei centri urbani più grandi della Calabria nei quali si era votato, da Vibo Valentia a Lamezia Terme, da Polistena a Villa San Giovanni, da Melito Porto Salvo a Soverato, ecc., erano stati assai negativi per il Partito Democratico.
Adesso dopo la disfatta devastante del PD nel primo turno a Cosenza in casa dei suoi maggiorenti calabresi (Carbone, Oliverio, Magorno, Guccione, Adamo, Bruno Bossio, Aiello, ecc.), al ballottaggio il PD colleziona un’altra pesantissima batosta a Crotone, l’altra città capoluogo interessata a questo turno elettorale.
Una vera e propria Caporetto nel momento di massima concentrazione del potere nazionale e regionale nelle sole mani del PD.
Non era mai accaduto che gli elettori calabresi, in così poco tempo, esprimessero un giudizio di così totale e inappellabile condanna nei confronti di un presidente di regione che con la sua incapacità e incompetenza sta definitivamente affondando la Calabria nella paralisi e nell’immobilismo più assoluto, con tutte le gravissime conseguenze negative che si scaricano sulla pelle dei cittadini calabresi in termini di meno lavoro, meno sanità, meno servizi, meno trasporti, meno tutele sociali, meno diritti.
Oliverio, in un anno e messo, è stato capace di una sola cosa: sciupare l’enorme patrimonio di consensi, di fiducia e di speranze che gli era stato tributato alle elezioni regionali.
E non saranno gli escamotage, i piccoli espedienti e i mezzucci di bassa lega, come quelli attuati da Oliverio prima dei ballottaggi, con l’affidamento di deleghe fuori giunta ad alcuni consiglieri regionali (una pratica politica espressione di una logica di gestione del potere sbagliata e inaccettabile frutto di una forzatura statutaria imposta da Oliverio e votata dal Consiglio Regionale) a tenere incollati i cocci di una situazione regionale che è giunta alla più completa rottura.
Il sistema di potere del PD e la sua gestione del potere per il potere non funzionano più.
Oliverio e il PD non l’hanno capito, ma il vento sta cambiando anche in Calabria.
E, nonostante il passaggio di Oliverio nell’armata brancaleone renziana in vista del referendum sulla controriforma costituzionale per rimanere incollato alla poltrona, sono convinto che a ottobre Oliverio in Calabria e Renzi in Italia con tutto il PD saranno travolti da una montagna di NO.
IL BELLO DEVE ANCORA VENIRE.