L’Udc di Rosarno colpisce forte la maggioranza, e “processa” la coalizione di Elisabetta Tripodi per mancanza di gestione politica e presunti interessi clientelari.
I centristi, dopo l’annullamento della seduta di consiglio comunale prevista per oggi, parlano di «disorganizzazione e crisi perenne di questa amministrazione comunale che rischia di abbattersi sulle tasche dei cittadini. Se non fosse così grave e drammatico l’annullamento del Consiglio Comunale previsto, sarebbe una vicenda comica e maldestra. Ebbene il Consiglio avrebbe dovuto discutere di un argomento assai importante come l’approvazione della delibere sulle aliquote e regolamenti concernenti il Tributo per i servizi indivisibili (TASI), con una scadenza improrogabile fissata al 10 settembre prossimo – pena l’applicazione dell’aliquota massima – ma questa amministrazione per i suoi problemi interni ha mandato all’aria la seduta».
La gestione del caso da parte della Tripodi, però, sarebbe altamente deficitaria e secondo gli uddiccini di Peppe Idà addirittura condita di malafede. «Il sindaco ha fatto di peggio, ha addebitato la mancata celebrazione del Consiglio ad un grave difetto di notifica, argomentazione debolissima, perché il consigliere a cui non sarebbe stata notificata la convocazione ha offerto molteplici garanzie, anche scritte, che avrebbe partecipato alla seduta e giammai avrebbe fatto annullare gli atti. E poi, non sarebbe stato meglio convocare comunque il consiglio e in quella sede, se davvero ci fosse stato il pericolo di una invalidazione degli atti, rinviare la seduta?».
Idà, ed i consiglieri Giuseppe Palaia e Antonio Rachele, utilizzano l’ironia. «Capiamo le difficoltà della maggioranza di convocare correttamente un Consiglio comunale, visto che è sempre molto raro riuscire a mettere insieme una seduta consiliare, ma la verità è che questo consiglio non è stato celebrato perché la maggioranza era sprovvista dei numeri, rischiava di presentarsi senza neppure quell’ultimo consigliere che li divide dal baratro. E allora in maniera irresponsabile, si è pensato di addossare responsabilità a gli altri e, cosa ancora più grave, è stato creato un danno enorme ai cittadini».
E poi l’argomento si fa ancora più serio e delicato, toccando le corde degli interessi economici e di quale mastice tiene incollata la maggioranza. «L’Udc non può che denunciare, per l’ennesima volta, il degrado ed il fallimento di un’amministrazione comunale che si tiene unita solo da interesse spiccioli, che ha perso ormai completamente la dignità ed il senso civico. Un’amministrazione comunale che si proponeva di rendere il municipio “un palazzo di vetro” ed invece ha ridotto la casa comunale ad una corte torbida, ricca di intrighi e le cui enormi zone oscure sono state contornate da due lettere anonime, dal contenuto gravissimo – in cui si denunciano assunzioni clientelari, incarichi professionali a parenti di consiglieri e assessori, interessi personali in totale spregio dei diritti dei cittadini – e che nessuno ha mai voluto, o potuto, smentire. Siamo preoccupati, oltre che indignati, dal fatto che queste missive possano avere un contenuto verosimile, e sarebbe davvero un controsenso enorme – sempre in danno ai cittadini – se un’amministrazione e un sindaco che si autodefiniscono “della legalità” possano essere accusati di quanto peggio possa dirsi di un governo cittadino, ossia clientele e personalismi. Vi suggeriamo, sommessamente, se qualcuno dei consiglieri di maggioranza, ha necessità di un posto di lavoro o incarico fiduciario per figli, nipoti, o cugini, si dimetta, così da evitare, appena otterrà la moneta di scambio, che il comune sia un ufficio di collocamento certificato, ma soprattutto evitare di infrangere palesemente ogni legge o norma morale».
Fatti che certamente non mancheranno di accendere ancora di più il dibattito pubblico ma che potrebbero solleticare l’attenzione dell’eventuale ala legalitaria della maggioranza. Infine, i centristi non si fanno illusioni sulla fine anticipata della legislatura per “crisi di coscienza”.
«Se non sapessimo, ahinoi, che non avrebbe alcun seguito, vi ripeteremmo di dimettervi, di liberare questa città della vostra presenza, di liberare i cittadini dalla vostra opprimente incapacità, di liberare il comune dal peso della nullità del vostro agire. E perché no, liberare molti di voi dalla vergogna di essere parte di questo scempio. Ma non ve lo ripetiamo, perché è inutile, la poltrona non la volete mollare. Mai».
Domenico Mammola