Salvatore Giovinazzo, originario di Rosarno, è stato condannato dalla Corte di Appello di Perugia alla pena di 19 anni e otto mesi di reclusione, dopo che il giudice di primo grado aveva comminato allo stesso una pena di 23 anni (a fronte della richiesta all’ergastolo da parte della Procura), poiché ritenuto colpevole dell’omicidio di Emanuele Fé, rom ucciso il 23 maggio del 2011 a Maceratola, alle porte di Foligno e del tentato omicidio di Gabriele Rota.
Salvatore Giovinazzo e gli altri imputati, Michele Candido (18 anni e 4 mesi) e Nazzareno Tiradossi (16 anni e 8 mesi), erano stati riconosciuti dopo l’agguato da parte di Gabriele Rota, come i suoi killer. Rota aveva detto di aver visto Tiradossi alla guida e gli altri due che gli sparavano. Quest’ultimo e il Giovinazzo, subito dopo l’omicidio si erano rifugiati a Rosarno, dove poi sono stati arrestati dai carabinieri del nucleo investigativo di Perugia che avevano eseguito l’ordinanza insieme ai colleghi della compagnia di Foligno, e ai poliziotti della squadra mobile di Perugia e del commissariato di Foligno.
Secondo la ricostruzione operata dagli inquirenti, ed accolta in toto sia dal giudice di primo grado che dalla Corte di Appello, la sparatoria sarebbe scaturita da un litigio avvenuto il pomeriggio tra Gabriele Rota, Emanuele Fe e Salvatore Giovinazzo, in casa di un’amica della moglie di Rota. Dopo la discussione Giovinazzo se ne sarebbe andato ed avrebbe raggiunto poi Candido e Tiradossi, i quali sarebbero andati a cercare i due rom per poi assassinarne uno.