Vacanze in Australia con il permesso sindacale? Il caso arriva in Parlamento

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Il caso del viaggio di piacere in Australia con il permesso sindacale della poliziotta penitenziaria in servizio presso la segreteria del Provveditore dell’Amministrazione Penitenziaria per il Lazio, arriva in Parlamento. Dopo le numerose segnalazioni, tra cui quella del  Segretario Regionale del Si.P.Pe. per la Calabria, Angelo Macedonio, il quale ha subito richiesto delle risposte sulla vicenda, è stata presentata  un’interrogazione parlamentare rivolta alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministero della Giustizia e al Ministero per la pubblica amministrazione e la semplificazione. L’interrogazione parlamentare, (atto camera n. 4/03615 ) presentata il 14.02.2014 dai deputati del gruppo alla camera del Movimento cinque stelle, Villarosa, Businarolo, Benedetti, Vacca, Sibilia, Corda, Cominardi, Pesco, Alberti e Tofalo, riprende i contenuti dell’articolo pubblicato il 4 febbraio 2014 da Clemente Pistilli, redattore de “La Notizia”. Ed infatti, circa un mese fa il sindacato denominato CNPP (Coordinamento Nazionale Polizia Penitenziaria), a capo del quale sin dal 2000 c’è Giuseppe Di Carlo, ha chiesto 35 giorni di cumulo di permessi sindacali retribuiti, a far data dal 20 gennaio al 28 febbraio 2014, in favore della segretaria del Provveditore dell’Amministrazione Penitenziaria per il Lazio. Il fatto è apparentemente lecito, se non fosse che l’agente in questione invece di svolgere attività sindacale a tutela dei diritti dei lavoratori, starebbe utilizzando dei permessi sindacali per una finalità del tutto estranea rispetto a quella prevista dalla legge, assicurandosi così ulteriori giorni di assenza retribuita – rispetto all’ordinario congedo – per scopi personali.  L.S. si troverebbe infatti, proprio in questo periodo, in viaggio di piacere nell’altra parte del mondo. Permessi retribuiti per attività sindacale o per viaggi di piacere? Il sindacato CNPP, d’altronde, nel proprio comunicato del 5 febbraio 2014 pubblicato sul proprio sito,  non sembra smentire in modo chiaro e convincente questa assurda vicenda. La stessa Corte di Cassazione ha più volte affermato che il diritto ai permessi sindacali è pieno ed incondizionato ma non è consentito un utilizzo per fini personali o diversi da quelli per i quali essi vengono attribuiti, né tanto meno è consentita la strumentalizzazione del potere di fruire dei permessi per una finalità diversa dalla tutela sindacale (Cassazione civile sez. lav. 22/04/1992 n 4839 – Cassazione civile sez. lav. 14/01/2003 n 454). 

Gli onorevoli interroganti chiedono quindi al Governo, nell’ambito delle proprie competenze, se intenda assumere iniziative per osteggiare con fermezza questi privilegi di alcuni sindacati e quali azioni concrete intenda adottare, anche alla luce del danno economico patito dallo Stato, in merito alla vicenda descritta da alcuni  quotidiani.

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