1,6 milioni di famiglie in stato di povertà assoluta, il 28,7% a rischio povertà o esclusione sociale e il 70% degli under 35 vive ancora coi genitori. Fa impressione leggere i dati che ci fornisce l’ISTAT riguardanti quella che è stata per Secoli culla di civiltà e di ricchezze: l’Italia
La ricostruzione societaria effettuata dall’Istituto Nazionale di Statistica dipinge un quadro sconfortante: la disuguaglianza aumenta inarrestabilmente. L’ISTAT poi suddivide la nostra società in nove gruppi: i “BLUE COLLAR”, famiglie in cui il principale percettore di reddito ha in media 45 anni ed è un operaio assunto a tempo indeterminato e le famiglie a basso reddito: gruppo in cui è confluita anche la vecchia classe operaia; gli impiegati, gli operai in pensione e le famiglie tradizionali di provincia: questo è il gruppo in cui è confluita quella che una volta si configurava come piccola borghesia. Un gruppo a basso reddito di anziani soli, un gruppo di giovani disoccupati, quello delle pensioni d’argento e quello della classe dirigente.
Le disuguaglianze, sempre più cristallizzate, sono specchio di una società che ha bloccato qualunque tipo di ascensore sociale. Anzi, l’ascensore funziona solo verso il basso, ma i piani alti oramai sono raramente raggiungibili
Altro dato sconfortante è la scomparsa dei giovani: 1,1 milioni quelli scomparsi nell’ultimo decennio. Gli ultra 65enni superano il 20% della popolazione rendendo l’Italia la Nazione più vecchia d’Europa
Ma, visto che non c’è mai fino al peggio, il dato allarmante che riguarda i giovani è quel 70% che vive ancora coi genitori. Non mammoni come qualcuno disse tempo fa, ma giovani che trovano una grande difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro
Se Dante fosse nato oggi avrebbe scritto gli stessi versi di allora: “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!”
Christian Carbone