Zmedica- Qual è la miglior merenda per la scuola?

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L’inizio del nuovo anno scolastico è ormai arrivato: l’evento “mette a posto” la vita  della famiglia che durante l’estate si è un po’ lasciata andare, ripristina regole e limiti e fa  ripartire quella solita routine tanto noiosa quanto confortante. 

E’ risaputo che con l’arrivo di settembre si tenta anche di cambiare le proprie abitudini alimentari per cercare di spazzare via gli eccessi estivi. A tal proposito, molto spesso succede che le mamme, con l’intenzione di far perdere qualche kg al proprio figlio in sovrappeso o semplicemente per migliorare la sua alimentazione, fatta di merendine e schifezze varie, si chiedano se sia giusto o meno fare merenda a scuola e soprattutto cosa sarebbe meglio mangiare. 

Facciamo chiarezza. 

Fare merenda a scuola non è  solo un modo per ricaricare le energie ma è anche un momento in cui i bambini socializzano. Però, per favorire ciò, sarebbe opportuno risparmiare tempo: per mangiare, ad esempio, uno sfilatino col salame, il bambino impiegherà parecchio, si distrarrà con il compagno di banco che avrà finito e starà già giocando, e finirà per posare la merenda nello zaino. Quindi la prima regola è: spuntini piccoli e che si possano mangiare velocemente. 

Lo scopo della ricreazione, come detto, è quello di ricaricare le energie. In questo dobbiamo ricordare che i bambini hanno fatto colazione alle 7:00 circa e che la ricreazione viene fatta più o meno alle 10:00. Considerato che nelle tre ore trascorse, sicuramente, i bambini non abbiano affrontato la guerra del Vietnam per cui non hanno consumato completamente le riserve energetiche, si dovrebbe evitare di appesantirli con panini imbottiti con salumi e formaggi, pizzette fritte, biscotti dolci e salati, patatine e quant’altro. Questo genere di prodotti, ricchi di grassi e zuccheri, appesantiscono i bambini anche a livello mentale con comparsa di sonnolenza e calo dell’attenzione. Non solo, i bambini arriveranno meno affamati a pranzo, non mangeranno a tavola ma inizieranno a sgranocchiare già dal primo pomeriggio innescando così un vero e proprio circolo vizioso che potrebbe alterare, a lungo termine, il corretto funzionamento del loro organismo. 

Lo spuntino a scuola dovrebbe essere qualcosa di davvero leggero, facilmente digeribile, gustoso si ma con pochi grassi, che serva da intermezzo tra i due pasti principali della giornata, ovvero la colazione e il pranzo. 

La scelta varia anche in base ai gusti del bambino: se preferisce il dolce si potrebbe optare per una fetta di torta fatta in casa o per una barretta ai cereali; se invece predilige il salato andrebbe bene anche un piccolo panino integrale o ai cinque cereali con salumi magri. 

E la frutta? I bambini che consumano frutta a scuola sono pochissimi, nonostante siano numerosi iprogetti volti a sensibilizzare gli studenti a questa sana abitudine. I motivi sono diversi e talvolta “raccapriccianti”: alcune mamme sono contrarie perché considerano la frutta come poco nutriente,ma, come già detto, la merenda deve essere una ricarica energetica a sostegno di una colazione già abbondante; altre mamme non sono pienamente convinte del rispetto delle norme igieniche, come se vivessimo ai tempi della sopraccitata guerra del Vietnam.

A volte, e questo è l’aspetto più agghiacciante, sono i bambini stessi a rifiutare la frutta perché vengono derisi dagli altri compagni. In una società che, continuamente, si indigna per gli episodi di bullismo e ne sostiene iniziative per la lotta, molto spesso non ci si rende conto che deridere un bambino che a scuola mangia della frutta, o perché ha dei problemi di sovrappeso o perché semplicemente la preferisce agli snack commerciali, può predisporlo a tanti disagi, fisici e mentali, che potrebbero trascinarsi fino all’età adulta. 

Ridicolizzare chi ha deciso di prendersi cura della propria salute è bizzarro e paradossale, e questi principi educativi dovrebbero arrivare innanzitutto dalla famiglia e successivamente dalla scuola stessa, la quale è costantemente attiva nel sostenere la corretta alimentazione dei bambini a favore di una società, in futuro,  meno esposta a malattie causate dall’obesità e non solo. 

 

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