Zmedica, reflusso gastroesofageo: dieta e stile di vita

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Sempre più spesso si sente parlare di reflusso gastroesofageo, ma di cosa si tratta esattamente? Quali sono i migliori approcci terapeutici per ridurne i sintomi?

Il reflusso gastroesofageo è una condizione patologica cronica che si osserva quando il materiale gastrico acido risale nell’esofago. I sintomi che la caratterizzano non sono solo pirosi, ovvero la sensazione di bruciore allo stomaco, e rigurgito, ma anche tosse, raucedine ed erosioni dentali. Si tratta di un vero e proprio disturbo che ha un gravoso impatto sulla qualità della vita, sul benessere generale, intralcia la quotidianità e la stessa vita sociale perché molto spesso, chi ne soffre, pur non essendo una malattia invalidante, vive una condizione di forte disagio.

Ci sono diversi fattori dello stile di vita che possono influenzare la sintomatologia della malattia da reflusso. Uno di questi è il fumo di sigaretta: studi epidemiologici hanno infatti dimostrato un’aumentata incidenza della malattia nei fumatori. Per cui, un primo approccio terapeutico è quello di abolire o cercare comunque di ridurre questa scorretta abitudine.

Altro aggravante è l’alcool. Le bevande alcoliche infatti esercitano un effetto tossico direttamente sulla mucosa esofagea, stimolano la produzione di acido nello stomaco e riducono la pressione dello sfintere esofageo. Ne deriva la necessità di abolire il consumo di alcol, specialmente bevande ad alto contenuto alcolico. In particolare, sembra che il vino bianco sia in grado di provocare più facilmente sintomi da reflusso rispetto al vino rosso. Per tanto, se proprio siamo costretti a bere un bicchierino, cerchiamo di limitare i danni.

Al contrario di quello che si può credere, l’attività fisica è controindicata per chi soffre di reflusso gastroesofageo. Nel dettaglio, gli sport di resistenza, quali corsa o ciclismo, determinano un aumento della tensione addominale che compromette la barriera gastroesofagea con conseguente insorgenza del reflusso. Tuttavia, è stato osservato che un moderato esercizio fisico (30 minuti per 5 volte alla settimana) è utile a prevenire i sintomi da reflusso in quanto rinforza il muscolo crurale e quindi la barriera difensiva.

Ancora, è stata dimostrata una stretta correlazione tra  BMI e malattia da reflusso: man mano che aumenta il peso corporeo aumentano sia la frequenza che dei sintomi. Questo avviene perché l’incremento del tessuto adiposo a livello addominale esercita un aumento della pressione intraddominale seguito dall’innesco di tutti quei meccanismi fisiopatologici che conducono al reflusso. Gli stessi fenomeni si possono osservare anche in gravidanza: infatti moltissime donne soffrono di reflusso durante gli ultimi mesi della dolce attesa, proprio per un aumento della pressione a livello addominale.

Per i pazienti che soffrono di sintomi da reflusso notturni, si ricordi che anche il modo di dormire ha la sua influenza.  Infatti, chi ne è affetto dovrebbe dormire con la testiera del letto sollevata in modo da ridurre l’esposizione dell’esofago all’acido gastrico.  Si dovrebbe inoltre dormire sul fianco sinistro e mai su quello destro in modo da mettere lo stomaco in una posizione favorevole al suo svuotamento.

Per quanto riguarda l’influenza della dieta, si tratta di un aspetto del tutto soggettivo in quanto ogni paziente lamenta esacerbazione dei sintomi con alimenti che in altri pazienti non determinano i medesimi effetti. Tra  l’altro, sono stati condotti molti studi per cercare correlazioni tra alimenti e sintomi da reflusso che tuttavia non hanno trovato risposte affermative. Ad esempio, molte persone affermano di avvertire bruciore di stomaco dopo aver consumato cibi piccanti, ma nessuno studio è riuscito a dimostrare tale correlazione. Lo stesso dicasi per la caffeina che anzi, è stato scoperto essere un agente protettivo nei confronti della malattia da reflusso (sempre considerando dosi moderate). Quindi non esiste ragione per eliminare questi alimenti dalla dieta di chi soffre di reflusso.

Ma quindi, come si guarisce? L’unico coadiuvante alla terapia farmacologica che possiamo mettere in atto è la perdita di peso mediante una dieta adeguata, varia ed equilibrata.

Dott.ssa Lorena Muzzupappa

Zmedica@zmedia.it

 

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